Tuesday, September 29, 2009

Banner per il 7 ottobre: Associazione ANNAVIVA!!

Il prossimo 7 ottobre saranno passati tre anni dall'omicidio di Anna Politkovskaja,
indimenticabile giornalista russa assassinata perché raccontava le cose che vedeva, in Cecenia come a Mosca.
In un mondo globalizzato e unito dai gasdotti, crediamo che tale omicidio non venga dimenticato, che debba rimanere vivo delle coscienze, se non delle autorità, della gente comune.
La politica occidentale fa affari con la "Russia di Putin" e come ha taciuto per la mattanza cecena, finge di indignarsi, ma se ne frega degli omicidi di giornalisti e difensori dei diritti umani nella Federazione Russa. Omicidi tutti rimasti impuniti come quello della Politkovskaja, di Markelov, della Baburova, della Estemirova, della Saludaeva, per citare solo quelli che hanno avuto eco in Occidente.
L'associazione Annaviva (nata per tener viva la memoria di Anna Politkovskaja)
vorrebbe che il 7 ottobre diventasse una data "per non dimenticare" quel che accade e per ribadire con forza la richiesta di giustizia.
Per questo abbiamo preparato il banner che vi mandiamo e che vi chiediamo di porre sull'home page del vostro sito, del vostro blog, delle vostre finestre virtuali su Facebook, Twitter, Myspace & co.
Noi non vogliamo dimenticare. E siamo certi che neanche voi lo volete fare.
Ad maiora

Se non potete eliminare l'ingiustizia, almeno raccontatela a tutti. Ali Shariati.


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Un Albero per Anna Politkovskaja,
giornalista assassinata
da chi calpesta i diritti umani.

Nell'anniversario dell'assassinio della giornalista russa
Anna Politkovskaja, l'associazione AnnaViva organizza
un presidio per commemorare la sua memoria.
Perche' il suo sacrificio in favore dei diritti umani in Cecenia
non venga dimenticato.
Annaviva, associazione nata per mantenere viva la memoria di Anna Politkovskaja, organizza un presidio di fronte a Palazzo Marino a Milano, per commemorare il secondo anniversario della morte della giornalista russa e per chiedere al comune di Milano di piantare in suo nome un albero nel Giardino dei Giusti.

Il presidio, che si svolgera' il 7 Ottobre 2008, alle ore 20.30, in Piazza della Scala, vedra' la partecipazione di numerose autorità e personalita', tra cui l'attrice Ottavia Piccolo.

In contemporanea si svolgerà una manifestazione anche a Roma, al Campo dei Fiori.

Futureland.it, azienda leader nella comunicazione tramite canali digitali come Internet e cellulari, ha contribuito all'iniziativa realizzando campagne di comunicazione via e-mail e SMS indirizzate a coinvolgere un pubblico eterogeneo per età, ma localizzato geograficamente nell'ambito territoriale dell'iniziativa.

Il Giardino dei Giusti di Milano, un’istituzione fondata nel 2004 e situata sul Monte Stella, è nata per ricordare persone comuni, che per i loro valori morali hanno dedicato la vita a battersi in difesa della dignità umana.

Chi era Anna Politkovskaja
Anna Politkovskaja era una giornalista russa che ha dedicato la sua vita alla denuncia delle violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo russo nei confronti della popolazioni, sia in Russia che in Cecenia.

Per questo suo scomodo ruolo e i suoi reportage svolti per il quotidiano russo Novaja Gazeta, la Politkovskaja è stata assassinata il 7 ottobre 2006. Il suo omicidio, da più parti imputato ad un killer assoldato dal governo russo, ha prodotto una forte mobilitazione in tutto il mondo, ma tutt'oggi rimane ancora un caso irrisolto.

La Sua Vita, Le Sue lotte

Anna Politkovskaja, figlia di due diplomatici sovietici di Nazionalità ucraina, nasce il 30 agosto 1958 a New York.

Dopo essersi laureata in giornalismo all'università di Mosca nel1980, inizia la sua carriera giornalistica nel 1982, lavorando per il famoso giornale moscovita Izvestija. Dal 1994 al 1998 passa al ruolo di cronista per un'altra testata, l' Obščaja Gazeta. E' durante questa esperienza che Anna Politkovskaja inizia ad interessarsi delle problematiche Cecene.

Dal 1999 fino al suo tragico assassinio, Anna Politkovskaja alterna la vita giornalistica, lavorando presso la Novaja Gazeta, a quella di scrittrice, pubblicando libri fortemente critici nei confronti delle politiche di Vladimir Putin e della sua conduzione delle guerra in Cecenia, Daghestan ed Inguscezia.

Proprio per le tematiche critiche trattate, la giornalista inizia a ricevere minacce di morte sempre più insistenti, al punto di essere costretta, nel 2001, a fuggire a Vienna in seguito a ripetute minacce ricevute da Sergei Lapin, un ufficiale dell'OMON (polizia dipendente direttamente dal ministero degli Interni russi) che era stato da lei accusato di crimini contro la popolazione civile in Cecenia. Lapin, dopo queste denunce è protagonista di complesse vicende giudiziarie, che lo porteranno, solo nel 2005 ad essere condannato per i crimini commessi.

Anna Politkovskaja non si dà per vinta e prosegue nella sua convinta opera di denuncia documentando i crimini russi in Cecenia e guadagnando sempre maggiore considerazione negli ambienti Ceceni, anche per il suo impegno personale in favore dei più deboli.

Questa alta considerazione di cui gode la porta, col tempo a ricoprire ruoli di “negoziatrice privilegiata” per condurre trattative con la guerriglia cecena, partecipando attivamente alla crisi del Teatro Dubrovka nel 2002.

Nel 2003 pubblica il suo terzo libro, Cecenia, il disonore russo, in cui denuncia torture, rapimenti, e uccisioni perpetrati su migliaia di innocenti dalle autorità federali russe o dalle forze cecene.

Nel 2004, mentre si sta recando in aereo a Beslan per svolgere il ruolo di mediatrice per tentare di liberare gli ostaggi in mano cecena, viene improvvisamente colpita da un malore. L'aereo è costretto a tornare indietro per permettere un suo immediato ricovero. Il malore è stato da molti imputato a un tentativo di avvelenamento, ma le reali cause dell'accaduto non sono mai state chiarite in forma ufficiale.

L'assassinio di un personaggio diventato scomodo

Anna Politkovskaja viene uccisa a Mosca, il 7 ottobre 2006. Il suo corpo viene trovato all'interno dell'ascensore del palazzo in cui abitava. Accanto al suo corpo viene ritrovata l'arma del delitto una pistola Makarov PM e quattro bossoli.

Anna è stata assassinata da un killer a contratto, ma nonostante siano passati 2 anni dalla sua morte, né gli esecutori materiali, né i mandanti del suo omicidio, sono ancora stati assicurati alla giustizia.

I riconoscimenti per la professione giornalistica

Nonostante in patria non fosse particolarmente apprezzata, per la sua avversione al governo russo, Anna Politkovskaja ha ricevuto all’estero numerosi riconoscimenti per la sua attività giornalistica:

il Global Award for Human Rights Journalism di Amnesty International nel 2001;
il Freedom to Write Award del PEN nel 2002;
il Courage in Journalism Award nel 2002;
il Premio Olof Palme nel 2004;
il Premio per la Libertà e il futuro dei media del Media City Leipzig nel 2005;
l’International Journalism Award nel 2006.

L'associazione AnnaViva

AnnaViva è un'associazione nata per mantenere viva la memoria Anna Politkovskaja.

Seguendo il sentiero tracciato dalla coraggiosa giornalista, l'associazione AnnaViva si batte per i diritti umani nell'est Europa.

A tal fine ha organizzato manifestazioni contro la repressione dell'opposizione in Bielorussia e contro l'invasione russa in Georgia.
Attraverso il suo sito, AnnaViva racconta cosa accade oltre il "muro di Schengen".

Wednesday, April 22, 2009

Rock'n'Roll!!!!

The emergence of a youth culture that rejected older styles of popular culture helped rock and roll to displace the New York-based Tin Pan Alley songwriting tradition that had dominated the mainstream of American popular taste since the late 19th century. Rock and roll was a combination of the R&B style known as jump blues, the gospel-influenced vocal-group style known as doo wop, the piano-blues style known as boogie-woogie (or barrelhouse), and country-music styles such as hillbilly and honky-tonk.

The term ROCK AND ROLL goes back to 1929. It’s the title of a song by the Boswell Sisters.

Rock and roll was first released by small, independent record companies and promoted by radio disc jockeys (DJs) like Alan Freed, who popularized the term “rock ‘n’ roll” (originally a slang term for sex) to help attract white audiences unfamiliar with R&B. Fred hosted a concert, The Moon dog Coronation Ball, at the Cleveland Arena in 1952, which is often cited as the first major rock-and-roll promotion. Indeed, the appeal of rock and roll to white middle-class teenagers was swift and caught the major record companies by surprise. As these companies moved to capitalize on the popularity of the style, the market was fuelled by cover versions (performances of previously recorded songs) of R&B songs with their original suggestive lyrics and expressions excised and performed in the singing style known as crooning, by white vocalists such as Pat Boone. The most successful rock-and-roll artists wrote and performed songs about love, sexuality, identity crises, personal freedom, and other issues that were of particular interest to teenagers.

Popular rock-and-roll artists and groups emerged from diverse backgrounds. The group Bill Haley and the Comets, which had the first big rock-and-roll hit with the song “Rock Around the Clock” (25 Million seller in first year) and became well known because it was the theme for blackboard jungle the 1954 movie, was a country-music band from Pennsylvania that adopted aspects of the R&B jump-blues style of saxophonist and singer Louis Jordan. The unique style of Chuck Berry came from his experience playing a mixture of R&B and country music in the Midwest. The rock-and-roll piano style of Fats Domino grew out of the distinctive sound of New Orleans R&B, which also influenced singer and songwriter Little Richard. The earthy style of guitarist Bo Diddley derived from the blues of the Mississippi Delta region. Rockabilly, a blend of rock-and-roll and country-and-western music, was pioneered by Memphis producer Sam Philips, who first recorded artists Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, and Carl Perkins on his Sun Records label.

The first Elvis single release in 1954 combined two critical aspects of rock and roll. One track was a spirited version of the R&B song, “That’s All right Mama”. The second track was a bluegrass song, “Blue Moon of Kentucky”, played much faster than before. Elvis became a figurehead for this new music, which also valued image, attitude, and energetic performances in addition to the music.

The age of classic rock and roll, which lasted only five years, from 1954 to 1959, is exemplified by the recordings of Berry, Presley, Little Richard, Jerry Lee Lewis, and Buddy Holly. The latter developed the standard four-piece instrumentation of rock bands (drum kit and lead, rhythm, and bass guitars). By the early 1960s, the popular music industry was assembling professional songwriters, hired studio musicians, and teenage crooners to mass-produce songs that imitated late-1950s rock and roll.

Saturday, September 20, 2008

Gaius Valerius Catullus, Carmina, To PRIAPUS

This place, O youths, I protect, nor less this turfbuilded cottage, Roofed with its osier-twigs and thatched with its bundles of sedges; I from the dried oak hewn and fashioned with rustical hatchet, Guarding them year by year while more are they evermore thriving. [5] For here be owners twain who greet and worship my Godship, He of the poor hut lord and his son, the pair of them peasants: This with assiduous toil aye works the thicketty herbage And the coarse water-grass to clear afar from my chapel: That with his open hand ever brings me offerings humble. Hung up in honour mine are flowery firstlings of spring-tide, [20] Wreaths with their ears still soft the tender stalklets a-crowning; Violets pale are mine by side of the poppy-head pallid; With the dull yellow gourd and apples sweetest of savour; Lastly the blushing grape disposed in shade of the vine-tree. Anon mine altar (this same) with blood (but you will be silent!) [15] Bearded kid and anon some horny-hoofed nanny shall sprinkle. Wherefore Priapus is bound to requite such honours by service, Doing his duty to guard both vineyard and garth of his lordling. Here then, O lads, refrain from ill-mannered picking and stealing: Rich be the neighbour-hind and negligent eke his Priapus: [20] Take what be his: this path hence leadeth straight to his ownings.

Catullus. Carmina. Sir Richard Francis Burton. trans. London. For translator for private use. 1894.

The National Endowment for the Humanities provided support for entering this text.

Thursday, September 18, 2008

Marrakech

La chiamano Marrakech la Rossa. La terra è rossa, le mura sono rosse e le montagne dell'Atlante riflettono un cielo rosso. Winston Churchill, uno degli innamorati di questa città, la definì la "Parigi del Sahara". Delle sue permanenze all'allora mitico Hotel Mamounia (purtroppo dopo i recenti rifacimenti molta dell'allure di un tempo è sparita) restano alcuni dipinti, non proprio pregevoli appesi alle pareti dell'albergo. Marrakech è la città imperiale per eccellenza, fondata nell'undicesimo secolo dalla dinastia berbera degli Almoravidi, un esercito di cavalieri venuto dal sud che oltrepassate le montagne dell'Atlante, si accampò in questa valle. La città divenne un centro di vitale importanza nel passaggio tra nord e sud ed ebbe un periodo di fulgore quando al ritorno dalla felice campagna di Spagna contro il Cid Campeador, gli Almoravidi ne arricchirono piazze e palazzi. Fu così edificata la Koutoubia, il cui minareto - alla cui base vi erano cento librerie (kutub in arabo significa libro) - domina tuttora la città (fratello gemello della Giralda di Siviglia). La sua costruzione ebbe una storia assai complessa. Una volta terminata, gli architetti si accorsero che non era orientata esattamente verso la Mecca e furono costretti a ricostruirla. Dall'Andalusia arrivarono anche pietre e marmi, maioliche e terracotta e la città si impreziosì. Basta andare a visitare il palazzo Bahia, residenza del visir di Marrakech, o la Medersa Ibn Youssouf, la scuola coranica che ospitava fino a 400 allievi, completamente decorata da stucchi e marmi, o le Tombe Saadiens riscoperte dai francesi nel 1917 dopo secoli di abbandono. Ma di tutte le bellezze della città la più intrigante è la Medina, un labirinto fitto di passaggi, vicoli, tetti e case che all'interno nascondono fontane e giardini. Il punto di partenza ideale per inoltrarcisi è la piazza Jemaa el Fna, una delle piazze più belle e vive al mondo. È uno spettacolo unico, con il suo brulicare di persone e di venditori di ogni sorta. Ci si potrebbero passare giornate intere prima di carpirne gli intimi segreti. È una piazza al di fuori del tempo che deve essere stata sempre così, con i suoi cantastorie e acrobati, venditori di spiedini e incantatori di serpenti. Una piazza viva ma dedicata alla morte: deve il suo nome "piazza dei trucidati" al fatto che qui venivano eseguite le pene capitali ed esposte le teste dei morti.

Dalla terrazza del Café Glacier o dai tavolini del Café Paris si potrà godere appieno del brulicante formicolio di questa piazza. Sorseggiando un tè alla menta e aspettando il tramonto quando il cielo si arrossa e le lampade ad acetilene dei venditori rischiarano la piazza. La Medina con il souk è una delle più belle del Marocco (con quella di Fes). È consigliabile affidarsi ad una guida per evitare di perdersi tra vicoli e androni. Si inizia con il souk Semmarine dove troneggiano stoffe e broccati, per poi passare al souk Attarine, regno degli artigiani del rame. Poco distante il souk Smata, dedicato esclusivamente alle babbucce, e poi il souk El Kebir con negozi di pelletteria. Per chi non fosse ancora stanco c'è il souk Haddine, quello dei fabbri, e la piazza Rahha Kedima che ospita il mercato degli ortaggi e del pollame. Dopo tutta questa camminata ci si può ristorare al Café de Paris o optare per una più romantica gita in carrozzella lungo le mura. Il rosso del tramonto le infiamma e le cicogne tornano ai propri nidi. Per gli amanti dei giardini, la visita d'obbligo è alla Majorelle, tra ninfee e bambù...

Roman masculinity in a nutshell...

For a Roman freeborn citizen it was not important who their sexual partners were. These might have been male or female, including slaves or prostitutes of any gender and age, a wife or freeborn of any gender and age, even though, having sex with the latter would have created legal problems (stuprum). What really mattered to them, however, was that their integrity, as real men (vir), would not be harmed.

For having a stigma of softness or of not being a real man (male marem), to a Roman man meant losing all his privileges and stopped him from taking political office, or joining the army, his credibility would have been lost and he would have become an object of derision.

Roman men were known to be dominant in every aspect of their lives, however, in the beginning they were a sober hard working, practical nation of farmers, and there were no similarities between the early ancient nation of farmers and the later conquerors. Yet, it was exactly these roots of having being born as a nation of hard working, practical people that moulded the character of the great civilisation that was to come.