Incazzatura - escursione speleologica
Con l’ammonticchiarsi di minuscoli dettagli sale l’incazzatura, quasi una speranza.
All’inizio non provi che una vaga impressione di incazzevolnezza, subito cortocircuitata: riconsideri i dettagli incazzogeni uno ad uno, ne scarti un paio, altri non resistono al cross-examining. Magari è colpa tua, sei troppo suscettibile? Incalzata dai dubbi fai avanti e indietro tra una camera e l’altra, trascinandoti cuscino e piumone. E poi le conseguenze e poi e poi…
Ma si aggiungono altri dettagli, polverizzando ogni dubbio, confermando la promessa: tra poco ti incazzerai!
E finalmente, il vaso trabocca (cinque minuti di troppo, una parola fuori luogo): in una rivelazione godereccia capisci che si, hai tutto il diritto di incazzarti!
Ricapitoli con voluttà i dettagli incazzogeni, esaminandoli stavolta come un tutto che assume un senso sempre più preciso.
Preoccupante a che punto l’identificarci come vittima di un torto ci faccia sentire in armonia con noi stessi, forti della decisione di prendere la propria difesa. Ma questo è irrilevante, ormai sei ben al di là di tali considerazioni. Non sei più donna ma belva, e aspetti una cosa sola: che capiti sotto tiro l’oggetto della tua giusta ira.
Non so a cos’altro paragonare l’attuale momento dell’esplosione se non all’orgasmo: le parole escono a raffica, manca il fiato, il corpo è teso, tremi… Sei nel contempo sconvolta e completamente lucida, ma come una persona in trance, una lucidità da stato secondo. E anche se non lo ammetterai mai, desideri solo rimanere su questo treno, che la tensione non si sgonfi ma al contrario aumenti e aumenti. Non gridiamo forse tutti “no” al culmine del piacere?
Non ho dubbi sul fatto che la mia arrabbiatura fosse giustificata, ma queste righe sono forse un mea culpa: quello che ho provato sfiorava l’estasi. Da notare che l’indomani ero di umore risolutamente ameno.
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